Una vita lunga un secolo vissuta con discrezione, attraversando ricchezze immense, incarichi pubblici e responsabilità familiari senza mai cedere al richiamo della visibilità. Figura centrale dell’azionariato di famiglia, due volte contessa, presidente della Fondazione Agnelli per quattordici anni, sindaca e appassionata allevatrice di cavalli.
Si è spenta a cento anni appena compiuti Maria Sole Agnelli, primogenita femmina della famiglia e sorella maggiore di Gianni, l’Avvocato, e di Susanna. Con lei scompare l’ultima autentica testimone di un’epoca intera della dinastia torinese. Nata a Villar Perosa il 9 agosto 1925, madre di cinque figli, amministratrice pubblica e protagonista silenziosa della storia familiare, ha attraversato il Novecento mantenendo sempre un profilo defilato, pur restando saldamente al centro degli equilibri dinastici.
Con la sua morte viene meno la più anziana delle sorelle dell’Avvocato, custode severa e riservata della memoria degli Agnelli. Oggi resta in vita solo Cristiana, contessa Brandolini d’Adda, di 97 anni; tutti gli altri fratelli – Gianni, Umberto, Susanna e Clara – erano già scomparsi.
Negli ultimi tempi il suo nome era tornato sui giornali per un fatto eccezionale, che aveva infranto il tradizionale riserbo: la rapina nella villa di Castel Lombardo, sul litorale laziale. Un colpo spettacolare messo a segno nella residenza progettata negli anni Sessanta da Tommaso Buzzi, all’interno di una vasta tenuta affacciata sul mare. I malviventi immobilizzarono la guardia e la governante, poi rimossero una cassaforte contenente contanti, gioielli e orologi. Un’irruzione violenta in un luogo che per la contessa rappresentava molto più di una dimora: era un deposito di ricordi e storia personale.
Quarta figlia di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon del Monte, principessa di San Faustino, Maria Sole fu contessa per due matrimoni: prima con Ranieri Campello della Spina, poi con Pio Teodorani Fabbri, rimanendo vedova nel 1959. Di indole severa e quasi ascetica, viene ricordata per una sobrietà rigorosa, talvolta estrema. Secondo i racconti familiari, faceva chiudere a chiave i telefoni di casa per evitare chiamate superflue e affiggeva targhette di ottone che invitavano a spegnere le luci, con la scritta: «L’energia costa», come ricordato da Sonia Raule, ex nuora della famiglia.
A Castel Lombardo custodiva anche un’opera degli anni Trenta di Francesco Messina: il busto del fratello Giorgio, l’“Agnelli dimenticato”, morto suicida in una clinica psichiatrica svizzera nel 1965. Un oggetto simbolico del ruolo che Maria Sole aveva assunto nel tempo: memoria vivente della saga familiare. Fu lei, infatti, a presentare Marella Caracciolo di Castagneto a Gianni Agnelli, in un momento in cui l’Avvocato, chiusa la relazione con Pamela Harriman, doveva riorientare la propria vita privata.
La sua riservatezza non era costruita. A Londra, dove possedeva ancora una splendida abitazione, pare si spostasse abitualmente in metropolitana. Alle borse firmate preferiva imitazioni di qualità. «Chi mai potrebbe immaginarlo…», avrebbe commentato con sottile ironia. Un atteggiamento perfettamente coerente con la sua posizione patrimoniale: Maria Sole Agnelli possedeva l’11,2% della Giovanni Agnelli Bv, la holding che controlla l’impero industriale di famiglia, con Stellantis come principale asset. Era la maggiore azionista individuale dopo John Elkann. Una ricchezza enorme, mai ostentata.
Accanto agli incarichi istituzionali – dalla presidenza della Fondazione Agnelli al mandato da sindaca di Campello sul Clitunno – ha coltivato per tutta la vita la passione per i cavalli, allevati con competenza e dedizione. Uno dei suoi purosangue, Woodland, conquistò la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Era profondamente legata anche al nipote Giovanni Alberto Agnelli, la cui morte prematura la segnò nel profondo.
Con la scomparsa di Maria Sole Agnelli si chiude una pagina discreta ma fondamentale della storia degli Agnelli: quella di una donna che ha attraversato cento anni senza mai cercare la ribalta, osservando, ricordando e custodendo tutto con disciplina, ironia e una sobrietà che oggi appare quasi fuori dal tempo.
