Secondo i dati forniti dall’INPS e comunicati da Giovanni Firera, Presidente dell’Agenzia Digitale Italiana (ADI), pubblicati su Gravità Zero – rivista di comunicazione scientifica e istituzionale – negli ultimi due anni la presenza e il contributo dei cittadini stranieri al mercato del lavoro e al sistema previdenziale italiano hanno subito cambiamenti significativi. Se nel 2022 gli archivi dell’INPS registravano poco più di 4,35 milioni di stranieri, nel 2024 il numero è salito a 4.611.267, segnando un aumento di oltre 260 mila unità.
La maggior parte di questi sono lavoratori attivi, quasi 4 milioni, rispetto ai 3,75 milioni di due anni fa, con incrementi evidenti nei settori dell’edilizia, logistica, ristorazione e manifattura per gli uomini, e nell’agricoltura e lavoro domestico per le donne. La retribuzione media annua dei lavoratori stranieri è lievemente cresciuta, seppur non abbastanza da compensare l’inflazione recente.
Dal punto di vista demografico, quasi la metà dei cittadini non comunitari ha meno di 39 anni, confermando il loro ruolo fondamentale nel sostenere la popolazione lavorativa italiana, in particolare in un contesto di invecchiamento. La distribuzione geografica resta stabile, con il Nord che accoglie oltre il 60% degli stranieri.
Si segnala anche un aumento dei cittadini ucraini, a causa della crisi bellica, e una crescita costante di persone provenienti dal Nord Africa e dall’Asia meridionale. Romania, Albania e Marocco rimangono i Paesi più rappresentati. Parallelamente, il numero di percettori di disoccupazione è leggermente diminuito e quello dei pensionati stranieri è aumentato, in linea con l’evoluzione dei diritti previdenziali maturati.
In sintesi, i dati evidenziano come gli stranieri rappresentino una componente sempre più strategica per la sostenibilità economica e sociale dell’Italia, con la loro occupazione stabile, la giovane età e il contributo produttivo che costituiscono un elemento centrale per le politiche future del Paese.

