di Stefano Dinatale, medico di famiglia, giornalista pubblicista
«Da bambino andavo a Prato Nevoso. Mia nonna andava nel vallone a prendere il latte appena munto. Lo portava a casa e ce lo faceva bere crudo. Da infettivologo, oggi, rabbrividisco: il latte crudo è pieno di rischi, soprattutto per i bambini. La SEU (sindrome emolitico-uremica) può essere devastante. A me è andata bene, ma non è un’abitudine da difendere».
La Sindrome Emolitico-Uremica (SEU) è una malattia rara ma grave, che colpisce soprattutto i bambini sotto i cinque anni ed è tra le principali cause di insufficienza renale acuta in età pediatrica nei Paesi industrializzati. Nella maggior parte dei casi è la conseguenza di un’infezione da Escherichia coli produttore di Shiga-tossina (STEC), microrganismo che può contaminare alimenti di origine animale non adeguatamente trattati.
Dal punto di vista clinico, la SEU è caratterizzata da una triade classica: anemia emolitica, piastrinopenia e danno renale acuto. L’esordio è spesso preceduto da una gastroenterite, talvolta con diarrea ematica, che può essere erroneamente gestita con rimedi casalinghi o terapie inappropriate. È proprio in questa fase che l’infezione può evolvere verso il quadro più grave.
Uno degli errori più comuni è la sottovalutazione del problema: l’idea che “si sia sempre fatto così” o che “il latte crudo sia più genuino” resiste ancora oggi. Tuttavia, la letteratura scientifica è chiara: nei bambini il consumo di latte crudo aumenta significativamente il rischio di infezioni gravi, inclusa la SEU. Anche l’uso improprio di antibiotici o antidiarroici in corso di sospetta infezione da STEC può peggiorare l’evoluzione clinica, aumentando il rilascio di tossine.
Poiché non esiste una terapia specifica in grado di prevenire la SEU una volta innescato il meccanismo patologico, la prevenzione primaria resta l’arma più efficace. Questa si basa su comportamenti semplici ma fondamentali: consumo esclusivo di latte e derivati pastorizzati, cottura completa delle carni, igiene accurata delle mani, attenzione alle contaminazioni crociate in cucina e valutazione medica tempestiva in caso di diarrea importante, soprattutto se ematica.
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| Dott. Stefano Dinatale |
Perché il sapere evolve e la vera tutela della salute passa dalla consapevolezza.
In medicina, come nella vita, l’affetto non basta: servono conoscenza, prevenzione e il coraggio di cambiare abitudini. Anche quelle che, per anni, abbiamo considerato “sane”.



