Il Natale dell’arcivescovo Repole: lavoro, dignità e responsabilità per la città - TORINO+

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sabato 20 dicembre 2025

Il Natale dell’arcivescovo Repole: lavoro, dignità e responsabilità per la città


di Giovanni Firera
 
Roberto Repole

 

Nel tradizionale incontro di fine anno con la stampa, il cardinale Roberto Repole ha affidato al messaggio di Natale una riflessione severa e insieme carica di responsabilità civile. Al centro del suo intervento, il tema del lavoro e della precarietà che colpisce in modo particolare i giovani, fenomeno che l’arcivescovo di Torino ha definito allarmante e non più rinviabile.


Repole ha richiamato con chiarezza le responsabilità collettive di chi esercita potere economico, finanziario e politico, invitando a superare ogni forma di ipocrisia: «Senza fariseismi dobbiamo essere in allarme». La precarizzazione del lavoro, ha ricordato, riguarda ormai circa tre quarti dei giovani, una condizione che genera ansia diffusa e paura del futuro. In una città come Torino, questo dato si traduce in una sofferenza concreta e visibile. Per questo, ha ribadito, «il lavoro deve tornare a dare dignità».


Il riferimento al Natale non è stato solo simbolico. Riprendendo la teologia dei Padri della Chiesa e citando Gregorio di Nissa, l’arcivescovo ha ricordato che con l’incarnazione ogni essere umano ha acquisito una dignità inalienabile. È da questa visione che nasce una concezione del lavoro come elemento fondativo della persona e della convivenza sociale, e non come semplice strumento di profitto. 


Accanto alla denuncia delle criticità, Repole ha voluto però sottolineare ciò che ancora tiene insieme il tessuto della città: il lavoro quotidiano di medici, infermieri, insegnanti, parrocchie, realtà del volontariato e imprenditori che scelgono di mettere l’economia al servizio dell’uomo. Presenze silenziose ma decisive, senza le quali Torino rischierebbe di smarrire la propria coesione.


Nel corso dell’incontro, l’arcivescovo ha affrontato anche le sfide che attendono la Chiesa, dal cammino sinodale alla pace internazionale, che non può essere costruita con le armi. In un contesto di diminuzione delle vocazioni sacerdotali, ha spiegato, aumenterà il coinvolgimento dei laici in ruoli di responsabilità. In questa prospettiva si inseriscono le recenti nomine nelle diocesi di Torino e Susa, tra cui quella di Elide Tisi alla guida della Caritas diocesana, dopo i venticinque anni di servizio di Pierluigi Dovis.


Non sono mancati riferimenti alla crisi del giornalismo locale, settore che Repole ha difeso con forza, sottolineando l’importanza di un’informazione professionale e responsabile, non sostituibile dalla superficialità dei social network. Un passaggio significativo è stato dedicato anche al tema del carcere e della giustizia: «Nessuno può essere identificato con il reato che ha commesso». La giustizia umana, ha ammonito, deve evitare derive punitive che rischiano di trasformarsi in nuove forme di ingiustizia.


In conclusione, il cardinale ha idealmente invitato la città a un impegno comune per costruire una Torino più giusta e solidale, capace di contrastare la solitudine e l’individualismo narcisista che segnano il nostro tempo. Il Natale resta così una domanda aperta rivolta a tutti: scegliere una società fondata sulla dignità di ogni persona o rinunciare a questo orizzonte umano e civile.


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